Alle volte credo di essere una persona insignificante. Ho un lavoro che odio e che non ho trovato grazie alle mie capacità, ma solo grazie al calcio in culo di mio padre e che non posso lasciare perché non so fare niente e non troverei altro. La mia ragazza è bruttina e decisamente antipatica, va d’accordo con i miei parenti, ma ha annullato la mia vita sociale. Il discorso che vale per il lavoro vale credo anche per lei: non la posso lasciare perché non troverei mai altro. Non sono un ragazzo particolarmente bello, non sono alto e mi spuntano spesso dei brufoli odiosi. In mezzo alla gente non so mai cosa dire e trovo che tutti parlino in modo più interessante di me. A letto mi stufo subito e raggiungo l’orgasmo abbastanza rapidamente. Litigo spesso con i miei genitori, ma non ho voglia di andare via di casa. C’è solo un campo in cui mi esalto: quello da gioco. Sono un fantasista, il classico numero 10. Quando gioco a calcio mi sento invincibile. So in anticipo cosa faranno gli altri e ho la certezza di poterli anticipare. Capita che faccia dei tiri che appena partono mi danno la certezza che entreranno. I rigori sono la mia specialità, ne ho sbagliati 6 in tutta la mia carriera. Nello spogliatoio, dopo la partita è l’unico momento in cui mi sento veramente importante, al centro dell’attenzione, i miei compagni mi sono grati e il mister crede in me come nessuno. E’ l’unico momento in cui sono davvero me stesso.
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