Assuefazione da Cibo: l’Uomo Moderno e l’Alimentazione
Nello scorso articolo abbiamo parlato di come il nostro cervello evolutosi nei millenni tenda a ricercare e a scindere quali sono gli alimenti ipercalorici spesso più grassi e zuccherini. Ciò serviva (e serve) per ovviare, nei periodi di carestia o di grandi migrazioni, alla mancanza di cibo. Ma nella società attuale la facile reperibilità di cibo può far diventare questa peculiarità un’arma a doppio taglio. Tanto da non ricercare più il cibo per il mantenimento necessario energetico ma per l’attivazione di un fenomeno di dipendenza mediato dalla dopamina. Quindi non mangiamo più cibi sapidi e grassi perché necessario ma perché ne otteniamo una gratificazione. Questa ricerca di gratificazione dopamino-dipendente porta a scompensi che ben conosciamo (colesterolo, obesità, infarto etc) ed è da considerare un tipo di assuefazione non solo fisica ma anche psicologica. Infatti l’astinenza può determinare facilmente sintomi sia fisici che psicologici: per citare alcuni esempi l’astinenza da zuccheri determina tremori e sudorazione; quella da grassi induce ansia.
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Cosa dicono gli studi effettuati sul tema “cibo”?
A supporto di questa teoria vi sono stati alcuni studi scientifici, anche in laboratorio su cavie; qui riportato vi è uno dei più significativi in materia che abbiamo provato a semplificare.
Per 8 settimane due gruppi di cavie sono state nutritite con due tipi differenti di alimenti: il primo con mangime normale, il secondo con alimenti ipercalorici (pancetta, biscotti al cioccolato, patatine fritte, etc). Dopo le 8 settimane il gruppo di cavie alimentate con cibo “spazzatura” è stato a sua volta suddiviso in due gruppi: il primo è stato sacrificato per la raccolta di campioni e per la valutazione ematochimico-istologica, il secondo è stato tenuto in vita per altri tre giorni durante i quali è stato nutrito con mangime standard bilanciato sospendendo la dieta a base ipercalorica.
Questi sono i risultati: dopo sole 8 settimane nel gruppo di cavie sottoposte per 3 giorni adeprivazione di cibo a base iper-sapido-glicemico si è verificata astensione dal mangime standard bilanciato e quindi digiuno. Nei giorni successivi hanno avuto infatti una diminuzione del peso e della massa grassa rispetto al gruppo di controllo che aveva sempre continuato ad assumere mangime standard bilanciato.
Quindi in caso di dipendenza da cibo “palatabile”(molto saporito, dolce o grasso) i meccanismi di ricerca dell’alimento sono alterati. Non si ricerca più solo cibo ma quel tipo di cibo che permette una gratificazione dalla dipendenza.
Questo dimostra di una predisposizione animale e quindi anche umana all’assuefazione da cibi “spazzatura”, quindi chi è assuefatto da questi tipi di alimenti non riesce semplicemente più a mangiare altro perché lo trova disgustoso, insipido e poco stimolante a livello dei circuiti cerebrali di ricompensa.
Cibo: chi sfrutta questo meccanismo umano?
Le industrie produttrici di alimenti precotti e cibi considerabili “spazzatura” (oltre che una buona quantità di produttori di cibi cosiddetti “per l’infanzia”) sfruttano questo meccanismo per l’incremento delle vendite: aggiungono grassi, zuccheri e salse poiché sanno che chi si abitua a mangiare questi cibi semplicemente non vuole più altro e tende ad assumerne sempre di più.
Un gruppo di ricercatori britannici è convinto che lo zucchero sia il “nuovo” tabacco, tanto da chiedere al governo di far passare leggi che costringano le case produttrici di abbassare la quantità di zuccheri di almeno il 30% da tutti quei cibi che sforano di troppo la soglia di zuccheri consentita nell’RDA (dose giornaliera consigliata ).
Anche già nella fase di svezzamento, attenzione a cosa si presenta da mangiare agli infanti e ai bambini, l’educazione ad una buona alimentazione potrebbe salvarli da una brutta dipendenza da cibo, infatti l’assuefazione da cibo inizia per lo più da quando siamo bambini.
Nel prossimo articolo parleremo proprio del rapporto tra educazione alimentare e infanzia.
Questo articolo mi ha aperto gli occhi!