Assumersi la Responsabilità dei Consigli che Diamo Agli Altri
Alcuni anni dopo la mia decisione di divorziare, ho ringraziato i miei genitori per non avermi messo pressioni in un modo o nell’altro sul tema “stai o vai“. Facendomi prendere da sola decisione così difficile mi ha costretto a crescere, ho detto loro. Mio padre rispose: “Sapevamo che ci sarebbe stato dolore che ti fossi divorziata o meno. E abbiamo capito che dovevi scegliere tu quel dolore”. Questo è stato il miglior consiglio che abbia mai avuto – e non era esattamente un consiglio. Penso spesso a questo incidente, in particolare quando un altro adulto mi chiede consigli o quando sono nervosa abbastanza da interrompere un discorso senza che mi sia chiesto. Come il collega blogger Thomas Plante sottolinea in un blog divertente e perspicace, dare consigli può essere irto di pericoli. Alcune persone reagiscono in maniera ribelle e fanno la cosa che si sconsiglia. Altri si mettono sulla difensiva e ti attaccano, portando alla vostra risposta sconcertata “stavo solo cercando di aiutare!” Altri ancora chiedono consigli, ma poi elencano un milione di motivi per cui i tuoi suggerimenti non funzioneranno. Perché le reazioni negative? Plante indica che molte persone vedono un consiglio come una violazione della loro libertà personale o un attacco alla loro competenza. Questo significa che non si dovrebbe dire nulla quando un amico o un parente si trovano di fronte ad un dilemma?
Non credo. Se è pericoloso dare consigli, lo è anche, e forse poco gentile, non dire nulla o allontanarsi dal bisogno di un amico di parlare di una situazione dolorosa. Tirarsi indietro potrebbe essere interpretato come essere freddi e allontanarsi, o, peggio, indifferenza. Anche se si finisce per sentirsi di non aver aiutato molto, molti amici si sentono grati solo perché siete stati disposti a usare del tempo per aiutarli con i loro problemi. Questa situazione vi farà sentire meglio entrambi. Questo è il lato positivo.
Ma prima di tuffarsi in aiuto, ci sono almeno 5 verità più difficili da prendere in considerazione:
1)Un adulto ha il diritto di prendere le proprie decisioni sulla sua vita. In definitiva quello che fanno è una scelta personale. (Ai fini di questo blog, sto presupponendo che la persona abbia 25 o più anni, cioè con lo sviluppo del cervello completo e in possesso di tutte le sue facoltà, e che non vi sia alcun rischio di vita).
2)L’altra persona deve convivere con la decisioni che prende. Voi no.
3)Non si può mai veramente sapere la “totalità” della situazione di un’altra persona. Quello che dicono potrebbe essere la punta di un iceberg.
4)Se si ha un interesse nel risultato della decisione di un amico, forse non si può essere imparziali. Come giudice d’onore, astenetevi dal caso.
5)Probabilmente avrete preso alcune decisioni sbagliate nella vostra vita. Se ricordate a voi stessi di questo fatto, vi terrà umili ed eviterete prese di posizione superiori, tipo “io so tutto”.
Dare consigli ed altro
Con una sola eccezione, i 9 suggerimenti di seguito vi permetteranno di aiutare un amico senza dare consulenza diretta sulle azioni da intraprendere. L’obiettivo è quello di rispettare il loro diritto di autodeterminazione e di rafforzare il loro senso di sé:
1) Basta essere lì. Ascoltate. La vostra presenza può essere un conforto per un amico. A volte tenere compagnia a qualcuno mentre attraversa le proprie prove è di per sé un regalo.
2) Cercate empatia con la situazione dell’altra persona. Provate frasi quali “Sei in una situazione difficile“, “Sembra che tu stia tra l’incudine e il martello” o “Mi dispiace tanto che tu debba affrontare questo tipo di problema in questo momento“.
3) Utilizzate l’abilità di esitare. “Provvisorio” significa “non del tutto risolto, incerto, o esitante,” dal latino “provare“. Invece di assumere un atteggiamento da esperti, prendete un comportamento da buddisti e offrite osservazioni con una “mente del principiante”. Per esempio, dire, “potrei sbagliarmi, ma mi sembra...”, “Sembra…”, “Forse ti senti…“, “Non ne sono sicuro, ma forse ti preoccupi che…“, oppure: “Se ti senti a tuo agio a farlo, potresti prendere in considerazione cercare di…“. Quando si utilizza questa abilità, si comunica che non si dispone di una soluzione facile avvolta in un fiocco rosso. Se il problema fosse semplice, il tuo amico non avrebbe bisogno di voi!
4) Raccontate una storia. Invece di dare una consulenza diretta, raccontate una breve storia su quello che è successo a voi o a qualcun altro (senza violare la riservatezza di nessuno), così da poter far luce sulla situazione del vostro amico “Vuoi sentire quello che è successo a me quando ero in una situazione simile?“. Come scrisse Emily Dickinson “dite la verità, ma raccontatela diversamente“. Non date però troppo tempo alla vostra storia da rubare la scena al vostro amico.
5) Espandete la prospettiva del vostro amico. Se quest’ultimo sembra essere afflitto da una visione a tunnel, aiutatelo ad espandere il suo punto di vista. Si potrebbe dire “Ci potrebbe essere un altro modo di vedere questa situazione. Che ne dici se…“. Si potrebbe anche ampliare la prospettiva sottolineando le conseguenze delle loro azioni sul loro futuro: “Questa può sembrare una buona idea in questo momento, ma come vi sentirete tra una settimana? Un mese? Un anno?“. E si può ridurre un problema con un modo di dire come “Anche questo passerà“. Se avete il coraggio, aiutatelo a entrare in empatia con un’eventuale altra persona coinvolta.
6) Considerate i sentimenti del vostro amico. Se pensate davvero che quest’ultimo abbia ragione, dite così: “Hai tutto il diritto di sentirti male (arrabbiato, sospettoso, triste).” Una volta, quando stavo descrivendo una situazione estremamente difficile, un amico mi disse “Ma non è giusto che accada a te!” il suo commento schietto sciolse la mia confusione, mise un po’ di ferro nella mia spina dorsale, e mi ha aiutato ad essere più giusto con me stesso in futuro.
7) Chiedete: “Cosa ti farebbe stare meglio con te stesso?“ e altre questioni di identità. Tali questioni aiutano il vostro amico a entrare in contatto con i valori che li rendono le persone che sono. Altre domande del genere: “Cos è veramente importante per te?“, “Che vita vuoi condurre?” e “Che tipo di persona vuoi diventare?“.
8) Chiedete: “Come posso aiutare?“ Ma siate pronti a fissare dei limiti, se un aiuto diretto trascinasse anche voi saldamente nel problema spinoso del vostro amico.
9) Se vi sentite in dovere di dare consigli diretti, fatelo. Alcuni amici vogliono veramente la vostra opinione e hanno bisogno di sentirla. Un feedback onesto, anche se può essere difficile da sentire, può essere il solo rimedio di cui hanno bisogno. Sottolineate che il vostro amico può prendere il vostro consiglio o lasciarlo. E forse potreste aggiungere “Certo non conosco tutti i dettagli. Tu sei quello che deve decidere. E qualunque cosa tu decida, sarai ancora mio amico!“
Ciò che potrebbe funzionare con un amico potrebbe non funzionare con un altro. Usate il vostro buon senso. Idealmente, il vostro consiglio rafforzerà il vostro amico e darà più fiducia nel proprio giudizio in futuro. E se vi sentiste come se foste andati troppo in profondità, ricordate che in ultima analisi è compito suo risolvere i suoi problemi, non vostro. Se vi sentiste sopraffatti, considerate di raccomandare un aiuto professionale.
A cura di Federico Posa