Già gli Antichi Greci Sognavano una Fusione di Mente e Macchine Come un Rimedio per il Fastidioso Problema della Mortalità Umana
Oggi, La mente può connettersi direttamente con l’intelligenza artificiale, robot e altre menti attraverso le tecnologie (BCI) .
Negli anni 50 alcuni ricercatori presso alcune aziende universali hanno fatto notevolissimi progressi verso il raggiungimento di una tale visione.
Recentemente imprenditori di successo come Elon Musk e Bryan Johnson hanno annunciato nuove novità che cercano di migliorare le capacità umane attraverso l’interfaccia cervello/computer.
Gran parte di questi studi mira a migliorare la qualità della vita delle persone che sono paralizzate o hanno gravi problemi di disabilità motorie.
Si possono aver visto alcuni recenti successi nelle notizie: università di Pittsburgh i ricercatori usano segnali emessi all’interno del cervello per controllare un braccio robotico.
Questi ricercatori possono estrarre le intenzioni di movimenti del paziente paralizzato usando un tablet wireless.
Allo stesso modo alcune sensazioni virtuali possono essere inviate al cervello trasportando la corrente elettrica all’interno del cervello o alla superficie del cervello .
Le prime versioni di impianti oculari per le persone con gravi problemi visivi sono state distribuite commercialmente e ci sono tutt’oggi versioni che stanno migliorando e sono in fase di sperimentazione.
Mentre gli impianti all’orecchio d’altra parte sono diventi quelli più riusciti e prevalentemente bionici.
Oltre 300.000 utenti nel mondo usa apparecchi bionici per sentire e ascoltare suoni.
Ci sono vari studi che stanno cercando un nuovo strumento di riabilitazione radicale per le ferite al midollo osseo e alla spina dorsale.
Gli studiosi hanno dimostrato che bisogna rafforzare la connessione tra le due regioni del cervello che connette il cervello al midollo spinale e re-indirizzare le informazioni intorno a una zona della ferita per ad esempio rianimare un arto paralizzato.
Con Tutti questi successi fino ad oggi si potrebbe pensare che un’interfaccia che va dal cervello al computer sia pronta per essere il prossimo gadget diffuso in tutto il mondo. Tutti questi esperimenti sono stati fatti in laboratorio dove i soggetti sono rilassati e pienamente concentrati sull’obiettivo, non sono distratti dal “mondo esterno” e l’esperimento dura abbastanza a lungo per dimostrare che, si può fare!
Si è dimostrato che è molto difficile ripetere gli stessi esperimenti nella vita reale perché la quantità di input esterni contemporanei e il numero di aree del cervello connesse simultaneamente richiedono una capacità di calcolo ancora irraggiungibile.
Si sta cercando di migliorare le prestazioni delle macchine e dei computer
Immaginate che si stia cercando di capire la conversazione tra un grande gruppo di amici, sarebbe impossibile riuscire a capire tutte le sfumature di tutta la conversazione contemporaneamente, quindi se si vuole riuscire a sentire nel dettaglio non ci rimane che focalizzarsi su una sola persona alla volta. Uguale è la tecnologia attuale quando si interfaccia sul nostro cervello questo vuol dire che anche gli impianti migliori consentono di recepire piccole aree del cervello alla volta, possiamo quindi, compiere azioni impressionanti ma si è lontani dal capire la “conversazione completa”. È presente anche il problema dei danni a livello celebrale. Il tessuto celebrale è molto morbido e flessibile, mentre la maggior parte dei materiali elettricamente conduttivi collegano dei fili ai tessuti celebrali e questo può essere letale in fase di sperimentazione.
Ci sono stati dei successi molto validi anche sul diabete.
Per curare il diabete sono state create delle “penne” così chiamate in gergo, con all’interno insulina, esse possono essere utilizzate in modo autonomo, piccoli impianti che comunicano direttamente con gli organi interni.
La scienza ogni giorno cerca di creare soluzioni per vivere bene e per combattere molte malattie genetiche e non, sfruttando al pieno la tecnologia e l’ingegneria, sempre meno invasiva.
Da decenni si parla di “bioetica”, branca che si occupa di interrogarsi fino a che punto la ricerca bio-ingegneristica può spingersi?
Quanto possiamo sostituire o implementare parti meccaniche/informatiche nel nostro corpo e considerarsi ancora umani?
Rimane il fatto, che per sua stessa natura, l’uomo cerca in tutti i modi di trovare un modo per “sconfiggere la morte” e rimane giusto appellarsi alle scoperte, alla ricerca, per sconfiggere delle malattie, considerate invincibili fino a qualche decennio fa.
Basti pensare alle cure contro la leucemia, il trapianto del midollo spinale, il tumore al Pancreas (scoperto pochi anni fa all MIT ).
Sono molte le malattie che oggi possono essere sconfitte con l’uso della medicina e della tecnologia.
Un altro passo in avanti è stato con la scoperta e il più sempre frequente uso e ricerca delle cellule staminali specialmente per la rigenerazione di tessuti molli.
L’avvento della tecnologia è riscontrabile sopratutto nella vita di tutti i giorni:molti hanno sostituito l’agenda cartacea con il Pad, ognuno di noi possiede due o più cellulari, internet il computer sono diventati indispensabili, il microonde riscalda i cibi in pochi secondi, la televisione offre le immagini tridimensionali con definizioni sempre più simili alla realtà visiva. In un qualche modo è anche giusto che l’etica intervenga, avvertendoci, sui rischi che si può affrontare prendendo determinate strade nei vari campi della scienza e della tecnica.
Difficile capire quanto in realtà stiamo progredendo come specie. Rimane il fatto che è nostra responsabilità imparare a gestire il progresso tecnologico, difendendosi anche da esso se necessario.
Nella società moderna, la Scienza ha un po’ il ruolo di chi si batte costantemente per aiutare le persone in difficoltà, mentre l’etica sembra essere l’antagonista che “blocca le ali” alla scienza sarebbe bello però che scienza ed etica trovino la strada comune da percorrere.