Quale Ruolo Riveste la Cucina nella Nostra Vita Quotidiana?
La questione non è poi così scontata: diverse discipline come la filosofia, la psicologia, l’antropologia o la biologia hanno a lungo discusso sul cibo senza, però, arrivare ad una risposta “scientifica” nel senso stretto del termine. La cucina è arte? È una mera passione? È solamente nutrimento? È un piacere di poco conto o è l’ingrediente segreto della felicità? Ai giorni nostri il cibo sembra essersi guadagnato un posto davvero importante e particolare all’interno della vita. Basti pensare alla sua massiccia presenza sia in televisione che nelle riviste: svariati programmi di cucina, reality culinari, libri di ricette, inserti golosi e consigli sulla dieta. Il Ministero dell’istruzione ha da poco rivelato un significativo aumento delle iscrizioni presso gli Istituti Alberghieri tanto da parlare di un vero e proprio “effetto Masterchef”. Probabilmente la figura del cuoco come artista sta prendendo, giustamente, sempre più piede e la questione non è poi così frivola se si pensa al cibo come mezzo di comunicazione. Creare una nuova ricetta, combinare elegantemente i diversi ingredienti, raggiungere un sapore diverso e straordinario non è poi così facile: ci vuole passione, dedizione, esercizio, sperimentazione, curiosità. La cucina è un’arte e una scienza e, come tale, ha le sue regole.
Il cibo come un’arte
Come disse Leonardo da Vinci la cucina è “arte della combinazione” e il cuoco si configura allora, dichiara Marie-Antoine Carême, come un autentico scienziato e professionista del gusto. Essendo una forma d’arte, la cucina soddisfa uno dei requisiti fondamentali di un’opera artistica ossia la sua forte capacità di comunicare e trasmettere un qualcosa. Ogni piatto è unico e il cuoco cerca di proporre la sua personalità in ogni portata. “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei!” affermava a gran voce Brillat-Saverin. “L’uomo è ciò che mangia” scriveva Feuerbach. Non è, però, necessario essere degli chef acclamati per rendersi conto che il considerare il cibo come mero mezzo di sostentamento risulta essere alquanto restrittivo. La cucina è come se magicamente esteriorizzasse la nostra personale visione del mondo e ci permette, attraverso la condivisione del cibo, di sentirci parte della comunità e di metterci in comunicazione con gli altri. Basti pensare al comunissimo “rituale” della “pizza con gli amici”. Il cibo è ovviamente nutrimento, ma un pasto in solitario viene raramente descritto come un’esperienza degna di nota. Il classico “ci aggiustiamo” quando la mancanza di tempo (o voglia) ci impedisce di cucinare una pietanza più o meno elaborata si configura in modo diverso dal “mi aggiusto con quello che ho in casa”.
Il cibo è condivisione
Oltre alla qualità del cibo è tutto il contorno ad essere importante, è il rituale. Fin dall’antichità il cibo non è mai stato solo mezzo di sopravvivenza: se fosse realmente così allora perché andare al ristorante? O perché non mangiamo tutto quello che la natura può offrirci? Come scriveva Plinio il Giovane, una buona cena non si giudica in base a pietanze raffinate o alla quantità luculliana, ma dal ridere, dallo scherzare e dal discutere insieme. Il cibo è da sempre un rituale che ci avvicina agli altri, è un rituale di condivisione. Non per nulla il termine “convivio” significa proprio “vivere insieme”. Il cibo non è solo vita, ma è un mezzo che ci permette di godere della vita e ci può dimostrare come forse la cucina, un bene considerato terreno non sia poi così opposto alla spiritualità. Dichiara Ben Jalloun: “Cosa c’è di più bello di una riunione di amici veri intorno ad una buona tavola? È il miele della vita!”.