Se mi si chiede se io amo questa società, posso dire che la trovo crudele. E da vecchio non ne sono entusiasta. Ma è indubbio che ho vissuto combattendo e che non ho amato mai sentirmi escluso, semmai provavo soddisfazione a escludermi dai campi di battaglia. Ma l’essere buttato fuori mi rendeva furioso: qui si entra nella nostra società che è in lotta e in corsa; potrà piacere o no, ma queste sono le caratteristiche. E ha bisogno di uomini e donne vincenti e deve scegliere prima quelli e gratificarli. Poi coloro che seguono in graduatoria fino a escludere chi non emerge. E se i posti sono minori che le offerte, sceglierà i primi e lascerà senza lavoro gli altri, anche se hanno una laurea. Anche se sono qualificati, ormai il confronto non è più dentro una nazione ma con l’Europa, dal Nord al Sud, e chi non ce la fa ne rimane fuori. La lotta sociale non è facile, non solo per uscire vincitori, ma persino per rimanere in attesa della morte. La mia storia è quella di una rivendicazione sociale che ho sentito come un dovere perché dentro la mia famiglia ci sono state generazioni intere di esclusi e di perdenti che in qualche modo volevo riabilitare, per attestare che gli sconfitti non sono sempre i peggiori. E questa è la società, io sono impotente nel cambiarla, mi rimane la possibilità di tirarmene fuori. Non mi piace ma non c’è tempo per il romanticismo, occorre preparare i giovani a questo mondo. Ho meditato a lungo su questo punto, spinto dal mio consueto bisogno di rimanere legato al concreto dal momento che sono un uomo del quotidiano, un operatore delle piccole cose e delle rivoluzioni fatte con poco e sempre senza fucile e allora qui mi devo fermare. Del resto lo sai che in questa forma di comunicazione hanno spazio soprattutto i sentimenti e sono sicuro che avrai colto a pieno la mia passione e la motivazione che scaturisce assieme alla grande stima per te e per la tua specifica attività, un sentimento ci accomuna. Mi auguro di non sbagliare su questo sentire comune su questa passione e con la voglia non conclusa di dirti tante altre cose. Ti saluto e ti chiedo un abbraccio a cui ha diritto un vecchio che ormai può solo dipingere progetti e sogni, ma non realizzarli direttamente. Io so che da domani quando leggerai questa lettera sarà utile per te. E con qualche tua modifica ti possa suggerire una vita migliore e se ti sarà stato utile sarei più gratificato e sereno ma oltre alla serenità io vi auguro tanta gioia. Vostro figlio, vostro padre, vostro nonno, un vostro amico. E a tutti quelli che hanno voglia di crescere in una società pulita. E non in questa società occidentale fondata sul denaro sul profitto e successo. Perché sono nato in questa particolare famiglia? Qual era lo scopo di tutto ciò che è successo? Ognuno di noi deve tornare indietro, risalire alla propria esperienza familiare. Rivedrà tutto ciò che è accaduto.
A cura di Antonio Scacchetti