“Le Cose Vere della Vita non si Studiano né si Imparano, ma si Incontrano.” (Wilde)
Sin da quando lo studio l’ho considerato davvero tale, eliminando la breve parentesi delle scuole in cui si indossa un grembiule, ho tentato invano di acquisire quello che viene chiamato un metodo di studio: prendere appunti in classe, studiare giorno per giorno gli argomenti fatti, stilare un programma e, cosa ancora più difficile, seguirlo e ovviamente calcolare imprevisti e intoppi vari. Il tutto per poter arrivare un paio di settimane prima di un esame ad aver terminato con largo anticipo il mio dovere di studente e poter comodamente ripassare il tutto, o in alternativa (ma questo ha un non so ché di cinematografico) sorseggiare un birra fresca meritatamente guadagnata, incrociando i piedi sulla scrivania e compiacendomi della mia maturità e saggezza. Per chi mi conosce, e per chi conosce il mio percorso di studi, è chiaro che questo non è mai avvenuto.
Un po come la lista dei buoni propositi di Natale, o la sveglia alle 3 del mattino per la partenza intelligente di agosto, questa mia intenzione è rimasta costantemente sulla carta. E non che non ci abbia provato.
Il punto è che un’indole disorganizzata, mischiata a una certa dose di arroganza, entrambe shakerate con un masochistico gusto per i finali a sorpresa, mi hanno sempre impedito di seguire una linea di condotta all’apparenza molto fruttuosa.
A una meticolosa preparazione che conduce a una conclusione scontata, ho sempre preferito buttarmi a capofitto in un libro con i giorni contati, un’ansia da dead line incombente e il dubbio amletico che aleggia sul finale: ce la farai il nostro eroe a farla franca anche stavolta??
Al colonnello Hannibal Smith che insegnava “Adoro i piani ben riusciti” ho sempre contrapposto gli insegnamenti di un universale maestro di vita, MacGyver :“Se non vuoi che mandino all’aria i tuoi piani, non farne”. Trasformando ogni prova in un incognita, ogni esame un azzardo.
Perché in fondo “ Lo studio non è lavoro ma la forma più gloriosa di gioco” (De Crescenzo)
A cura di Federico Bugliosi