Scopriamo perchè piangere in seduta può servire per la risoluzione di sentimenti negativi
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Il pianto è espressione di emozioni non verbalizzate ed è considerato un’esperienza molto positiva. Piangere può migliorare l’umore e può condurre a risolvere o almeno a ridurre la forte tensione causata da situazioni o sentimenti negativi.
Studi in merito al pianto in terapia
Esistono pochi studi su questo tema, ma circa il 14/21% dei pazienti piangono nelle sedute di terapia.
Il fatto che un paziente pianga all’interno di una terapia può essere un ottimo segno perché vuol significare che il paziente è coinvolto nel processo terapeutico. Può essere un forte indicatore di un processo di guarigione che sta proseguendo nel verso giusto.
Il pianto di un paziente può favorire l’alleanza terapeutica. Nel momento in cui il paziente percepisce che il pianto ha favorito l’emergere di sentimenti ed emozioni non facilmente esprimibili allora sperimentano un senso di connessione e lavoro collaborativo con lo psicoterapeuta.
Esistono degli studi che affermano che il fatto di esprimere attivamente dei sentimenti difficili che provocano dolore permette di sopportare il disagio, il quale risulta doloroso, ma tollerabile.
Piangere durante la terapia,
la connessione con l’attaccamento
Il pianto è associato all’attaccamento poiché può essere considerato un metodo finalizzato a stabilire o mantenere la vicinanza del caregiver (Bowlby, 1982; Nelson,2005 ).
Nelson ipotizzò che il pianto dei pazienti susciti un’esperienza di attaccamento poiché piangere può ricordare le precedenti esperienze di attaccamento, facendo percepire la terapia come una base sicura.
Il pianto e l’alleanza terapeutica
Studi recenti hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti ( circa l’83% ) piange in terapia, spiegando così che in realtà il pianto è un fenomeno relativamente comune.
Le emozioni più comuni dopo il recente episodio di pianto in terapia erano tristezza per il 50%, frustrazione per il 38% dei pazienti e impotenza per il 28%.
La maggior parte di coloro che hanno vissuto questa esperienza in terapia ne hanno parlato con il terapeuta. Tutti i partecipanti allo studio hanno pensato che aver pianto avrebbe potuto migliorare la relazione terapeutica, nessuno di loro ha pensato che potesse peggiorarla. Per quanto l’esperienza possa risultare frustrante, tutti hanno riportato un feedback positivo.
In generale i risultati riportano che coloro che avevano già instaurato un’alleanza terapeutica molto forte, dopo il pianto si sentivano più sollevati e il fatto che dopo vi fosse una maggiore consapevolezza da parte del paziente risultava molto utile nel rendere sempre più forte questa alleanza terapeutica.
Il pianto può portare ad un cambiamento?
Dopo l’esperienza del pianto i pazienti si sentivano più sollevati, rilassati, più felici e meno tesi e percepivano il percorso terapeutico come maggiormente efficace. Più alto era il cambiamento più più sperimentavano l’episodio di pianto come una maggiore auto-consapevolezza.
Conclusioni
Tutti i risultati degli studi effettuati su questo tema supportano la rilevanza fondamentale della qualità dell’alleanza terapeutica. Sostengono, inoltre, la relazione tra il cambiamento terapeutico e l’esperienza del pianto in terapia.
Nel caso di pazienti che hanno mostrato uno stile di attaccamento preoccupato e respingente, i risultati hanno dimostrato la grande importanza dell’alleanza terapeutica e del cambiamento di fiducia nell’idea di riuscire a raggiungere gli obiettivi terapeutici proprio a seguito del pianto.