E’ ormai dimostrato da tempo di come alcuni alimenti in particolare zuccheri e grassi creino una vera e propria forma di dipendenza psicologica che, se incontrollata, può portare al nostro corpo una serie di risvolti negativi quali obesità, diabete, ipertensione arteriosa, colesterolo, ictus, infarto, dislipidemie …solo per citarne alcuni, ma lista è lunga e sempre in aggiornamento.
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Perché siamo assuefatti da alcuni alimenti? …una storia che inizia da lontano
Alla base di come funziona il nostro cervello e metabolismo vi è il processo evolutivo umano (fisiologico-comportamentale): di per sé la fame è una forma di sindrome da astinenza fisiologica che ci impedisce di morire. I centri che controllano lo stimolo fame – sazietà sono fondamentalmente due: il nostro cervello e il nostro intestino.
Il primo grazie alle funzioni dei nuclei talamo/ipotalamici che sono “alimentanti” da un neuro-trasmettitore chiamato dopamina. Questi centri sono imedesimi su cui agiscono alcuni farmaci psicoattivi come la cocaina, nicotina, caffeina, cannabinoidi, etc.
Il secondo, l’intestino, produce invece altri ormoni essenziali orexina e ghrelina. Il tessuto adiposo genera leptina, e per ultimo l’ insulina che è prodotta dal pancreas. L’orexina e la ghrelina incrementano il senso di fame, la leptina lo inibisce, l’ insulina lo deprime.
Quando attraversiamo un periodo di carestia ecco che il nostro metabolismo accorre in nostro aiuto azionando meccanismi utili non solo alla ricerca di cibo, ma che ci spingono a scegliere gli alimenti più calorici adatti a saziare e a creare scorte sotto forma di adipe e di glicogeno epatico. Per far ciò – e questo è il punto centrale – il nostro cervello una volta che assumiamo cibi zuccherini o molto grassi rilascia una quantità superiore di dopamina che ci inebria spingendoci ad avere una sensazione, quasi sempre, di maggior gradevolezza al palato proprio con alimenti che presentano tali basi ipercaloriche. E’ chiaro quindi come vi sia una predisposizione neuro-ormonale che ci spinge a preferire cibi ipercalorici e quindi buoni.
Una sana educazione alimentare potrebbe essere di aiuto.
Nel prossimo articolo analizzeremo quanto detto fino ad ora spingendoci sugli aspetti comportamentali dell’uomo moderno e del suo rapporto con il cibo.