Disabilità e Sessualità
Fin dalla primissima infanzia, gli adulti insegnano a non guardare con occhio diverso l’individuo diversabile, educazione che poi viene introiettata come il comando: “Non guardare con occhio diverso la diversità!” E sempre dalla primissima infanzia, quello che sappiamo è che la persona con disabilità vive in una posizione differente, posizione in cui ha bisogno di più cure e di più attenzioni, e per cui ad essa sono indirizzate molteplici forme di terapia, dalla fisioterapia al sostegno psicologico, dalla medicina alla musicoterapia. Ma ciò che ignoriamo è l’aspetto umano e di relazione del diversabile: l’amore, la passione, la sessualità. Difatti, se l’educazione sessuale del disabile è importante e possibile, la rieducazione della famiglia (prima) e della società (poi) nel riconoscere il diritto alla sessualità sembra essere un compito più arduo. La parola disabile rimanda infatti ad una mancanza, ad un limite importante che andrà ad impedire il normale sviluppo delle relazioni, senza riconoscere potenzialità diverse e capacità personali. Per l’individuo che nasce diversamente abile o per colui che lo diventa a seguito di eventi, ciò che viene comunemente taciuto o rimosso è lo sviluppo psicosessuale. Il disabile che per problemi fisici o motori non ha mai sperimentato, o non potrà sperimentare, la sessualità, o il partner del disabile che non sa come approcciarsi alla sua condizione psicofisica, potrebbero vivere il corpo come un peso, e il sesso come qualcosa di estraneo o pauroso, privandosi di intimità, autostima o benessere psicologico. Nasce in Europa la figura dell’Assistente Sessuale, operatore uomo o donna, con orientamento eterosessuale, bisessuale o omosessuale, formato su un piano teorico-pratico dal punto di vista medico, sessuologico e psicologico. Un operatore osteggiato perché erroneamente confuso con la professione ben più antica della prostituzione. Una professione di supporto, quella dell’Assistente Sessuale, che educa alla sessualità e all’affettività, tutelata da una legge e da conoscenze in campo sanitario, e che potrebbe rendere possibile la scelta di un diritto fondamentale: il diritto al sesso e alla sensualità di uomini e donne, non di “angeli asessuati”.
A cura della Dott.ssa Azzurra Carrozzo