Sentimenti Repressi
Quando mia figlia ha iniziato la scuola molti anni fa, fu molto emozionante incontrare tutti i genitori e instaurare nuove relazioni. Ho trovato la maggior parte delle persone molto cordiali e mi sono divertita alle funzioni scolastiche e quando portavo e andavo a prendere mia figlia. C’era un padre con cui provai a parlare ma che non fu molto cordiale. Non ha mai detto ciao, a meno che non lo dicessi prima io, e non ha mai parlato con me, se non iniziassi io la conversazione. Ma le volte che lo avvicinai io abbiamo avuto alcune conversazioni piacevoli.
Dopo circa due anni di scuola, ero così seccata quando lo vidi e nuovamente non mi disse niente, da sentirmi come una stretta al cuore. Ho deciso che non avrei mai più parlato, a meno che non mi parlasse lui per primo. Certo lo salutavo se i nostri sguardi si incrociavano, ma da allora non l’ho mai più avvicinato per parlargli a meno che non fosse una necessità.
Mi sentii abbastanza giustificata per la mia decisione. Per un po’ di giorni, quando lo vedevo, ero così chiusa in me stessa da non sentire nulla. Avevo chiuso e, al momento, mi sentivo meglio che non essere ferita e delusa ogni volta che lo vedevo.
Sentimenti repressi: qualcuno ti rende Frustrato, come ti comporti?
La settimana successiva, sono arrivata a scuola e ho scoperto che quest’uomo era morto. Mi sentivo consumata dal senso di colpa, perché le ultime volte che lo avevo visto gli avevo a malapena detto ciao. Quando assistetti al suo funerale, scoprii che era un musicista tormentato che faceva lavori saltuari per mantenere la famiglia. Ho anche imparato che era molto a disagio a scuola perché si sentiva un estraneo. Aveva avuto difficoltà a fare quadrare i conti e non aveva l’assicurazione sanitaria tale da ottenere le visite mediche di cui aveva bisogno. I suoi amici lo amavano così tanto e raccontavano così tante storie su questo uomo da scoprire che era molto amorevole e gentile.
Si potrebbe sostenere che si era chiuso verso di me e che le mie azioni erano giustificate, ma il fatto è che le mie azioni non avevano raggiunto alcun scopo, e certamente non mi hanno aiutato a crescere. Potrebbe essere ogni interazione personale volta a ottenere quello che si brama? Mi sono sentita rifiutata e non voluta così ho chiuso il mio cuore. Eppure, se avessi preso questi sentimenti come un segno che qui era esattamente dove avevo bisogno di rimettere a fuoco amore e misericordia, avrei tenuto il mio cuore aperto. Chi sa che cosa avremmo potuto condividere? Quest’uomo soffriva di problemi al cuore e invece di tirarmi su e mostrare gentilezza quando mi sentivo ferita, lo evitavo perché non è stato sempre quello di cui sentivo il bisogno.
Quel giorno mi ripromisi che non sarei mai più scappata da disagio o dolore. Tirarmi su in ogni situazione che percepisco come difficile mi permette di avere una maggiore comprensione di me stessa e il mondo in cui io e i miei figli viviamo. Se mi sento esclusa, frustrata o arrabbiata, cerco di sedermi coi miei problemi ed esaminarli. Permetto al mio cuore di sentire, respiro e cerco di capire le possibilità che stanno dietro la risposta o la situazione di una persona. Cerco di vedere la cosa meno su quello che ricevo e più sul dare gentilezza e amore. E ho notato che questo cambiamento – questo tirarmi su in situazioni che ho paura possano farmi del male – mi porta più pace e saggezza di quanto abbia mai fatto l’opposto. Ha inoltre approfondito i miei rapporti con gli altri.
Forse tutti noi possiamo mantenere i nostri cuori aperti un po’ più a lungo al giorno d’oggi.
Forse possiamo rimanere “accessibili” anche solo per qualche minuto di più.
Forse c’è qualche modo in cui siamo in grado di aiutare un altro individuo che soffre.
Forse restare “a cuore aperto” è come il mondo cambia un po ‘alla volta.
A cura di Federico Posa