Identificazione con l’ingroup e la deumanizzazione: rapporto con l’attaccamento dell’identificazione
Quasi tutte le manifestazioni di favoritismo per il proprio gruppo emergono con maggiore forza in coloro che hanno un più forte attaccamento al gruppo di appartenenza (Paladino, Vaes, 2011).
Demoulin et al. (2009) ipotizzano che le caratteristiche della deumanizzazione siano assenti nei gruppi dove i criteri di categorizzazione non risultano significativi per i loro componenti. Ipotizzano anche che sia l’identificazione con l’ingroup che l’essenzialità dell’ingroup (ovvero la percezione che il gruppo rappresenti una “reale entità”, cfr. Castano et al., 2002) potrebbero costituire il collegamento tra la significatività dei criteri di categorizzazione e il verificarsi della deumanizzazione.
Più il gruppo è percepito come essenziale, più le persone si identificano con esso, più assistiamo a fenomeni di deumanizzazione.
Le persone si identificano nelle categorie sociali per impadronirsi di un’essenza che dia loro la consapevolezza di sentirsi quello che sono (Rothbart e Taylor, 1992). In linea con questi autori, Leyens e colleghi (2000) teorizzano che il modo fondamentale per differenziare i gruppi in termini di essenza, è di attribuire l’essenza umana al proprio ingroup e non attribuirla (o attribuirne meno nel caso dell’infraumanizzazione) all’outgroup.
Esperimenti sociali sull’ingroup e la deumanizzazione
Recentemente Cortes e colleghi (2005) hanno sottolineato quanto le caratteristiche di deumanizzazione e infraumanizzazione siano maggiormente ricorrenti quando il confronto tra i gruppi viene percepito come rilevante (ovvero quando la differenziazione tra i gruppi è più significativa per i membri). Queste teorie sono state confermate dagli esperimenti di Demoulin e colleghi (2009) attraverso cui è stato dimostrato che la categorizzazione in situazioni artificiali e non particolarmente significative per i partecipanti non portava i partecipanti a deumanizzare i membri dell’outgroup. Al contrario quando i criteri di categorizzazione diventavano più rilevanti cominciava a comparire la tendenza a deumanizzare i membri dell’outgroup.
Un aspetto interessante è dato dal fatto che la maggiore umanizzazione dell’ingroup riscontrata nei soggetti che esibiscono un forte attaccamento al gruppo d’appartenenza non comporta necessariamente una denigrazione di segno uguale e contrario dell’umanità di gruppi diversi dal proprio. Anche gruppi diversi dal proprio possono dunque essere visti come portatori di un alto grado di umanità, se si crea un legame con loro (Paladino, Vaes, 2011).
Un esempio di legame tra due gruppi è quello in cui il proprio gruppo e il gruppo esterno sono visti come parti di un gruppo sovraordinato con il quale i membri dell’uno e dell’altro si identificano. In questo tipo di situazione si crea una sorta di “identità gruppale comune” all’interno della quale il vissuto affettivo e la considerazione rivolta al proprio gruppo d’appartenenza si estendono anche al gruppo esterno (Gaertner, Dovidio, 2000).
Esperimento sull’integrazione in Israele
Il riconoscimento di una identità gruppale comune è stato testato da Gaunt (2009) nell’ambito delle relazioni intergruppi tra “arabi” ed “ebrei israeliani”. La ricerca ha coinvolto giovani arabi israeliani (studio 2) e giovani ebrei israeliani (studio 1) ai quali è stato chiesto di rispondere a una serie di domande tese a rilevare il grado di identificazione con il gruppo d’appartenenza (rispettivamente ebraico e arabo) e il grado di identificazione del gruppo arabo con gli “israeliani”. Sia nel caso degli arabi che in quello degli ebrei il fatto di riconoscere gli arabi come parte di Israele portava a un’umanizzazione dell’outgroup fino all’eliminazione completa dell’effetto di deumanizzazione del gruppo
esterno. I dati ottenuti da questo studio mettono in evidenza come la presenza e l’identificazione con una categoria comune possa ridurre la deumanizzazione anche in un contesto come quello delle relazioni tra ebrei e palestinesi caratterizzato da conflitti e violenza (Gaunt, 2009).
Confermando quindi la teoria di Tajfel (1981) la deumanizzazione si ha quando i gruppi si percepiscono come entità separate e quando l’identificazione con l’ingroup è particolarmente significativa.
Conclusioni simili sono state raggiunte da Gaertner e colleghi (1989): gli studi condotti da questi autori hanno infatti mostrato che è possibile ridurre il bias intergruppi rendendo saliente una categoria sovra-ordinata che riunisca l’ingroup e l’outgroup originariamente distinti.
Tuttavia, la salienza di una categoria sovra-inclusiva può anche aumentare il bias intergruppi, come mostrato dal modello della proiezione dell’ingroup
di Mummendey e Wenzel (1999) secondo cui le persone tendono a proiettare alla categoria sovra-ordinata che hanno in comune le caratteristiche dell’ingroup, considerato come il prototipo della categoria sovra-inclusiva. In contrasto, l’outgroup viene percepito come deviante rispetto al prototipo: così, la tendenza a percepire la categoria sovra-inclusiva comeprototipicamente ancorata all’ingroup genera ancora una volta favoritismo per l’ingroup e svalutazione dell’outgroup.
L’identificazione con l’ingroup, che si pone alla base della costituzione della propria identità sociale, è quindi una delle premesse per le forme di discriminazione dell’outgroup, ivi compresa la deumanizzazione.
Quali sono però i passaggi che portano dall’identificazione con l’ingroup alla deumanizzazione?
Qui potrai trovare la seconda parte sulla deumanizzazione tra gruppi