La scorsa settimana abbiamo iniziato ad osservare la correlazione tra identificazione con l’ingroup e la deumanizzazione. Ora entriamo più nel dettaglio di questa correlazione e le diverse teorie e esperimenti che la sostengono.
Quali sono i passaggi che portano dall’identificazione con l’ingroup alla deumanizzazione?
Secondo la teoria dell’identità sociale il senso comune di appartenere ad un gruppo (identità sociale) è la base psicologica dell’azione di gruppo (Turner, 1982, Turner et al., 1987).
Reicher et al. (2008) teorizzano un modello di identità sociale che elenca i cinque processi attraverso i quali gli atti inumani verso gli altri gruppi possono essere percepiti come giusti, l’identificazione con l’ingroup è il primo di questi processi.
L‘identificazione sociale porta gli individui a cercare un accordo e un senso di appartenenza comune con le altre persone (Haslam et al., 1998); li porta a credere negli altri, a rispettarli e a cooperare con loro (Tyler & Blader, 2000); rende possibile le organizzazioni e l’attuazione della leadership (Reicher et al., 2005); li porta a sostenersi a vicenda (Haslam, et al., 2005) e li predispone a compiere reciproci atti di solidarietà (Levine, et al., 2005). I gruppi sono fondamentali per definire la rilevanza sociale di una persona ed è questo il motivo per il quale è così importante l’identificazione con il gruppo di appartenenza. In questa logica l’essere membri di un gruppo è una condizione che va difesa e conquistata e che può portare le persone a compiere atti estremi (addirittura ad uccidere o morire) pur di sentirsi parte di un gruppo (Reicher et al., 2008).
Una significativa identificazione con il proprio ingroup garantisce benessere e benefici alla persona in diversi modi. Innanzitutto la protegge dalle influenze negative sul benessere, infatti, in quanto membro di un gruppo, il sostegno che si aspetta ed ottiene dagli altri membri la rende maggiormente in grado di superare i momenti di stress (Haslam et al., 2005, Haslam e Reicher, 2006). Inoltre la sensazione di essere sostenuti da altri e di percepire il proprio punto di vista come comune ad altre persone ha un’influenza positiva sul suo benessere (Piliavin, 2006).
Un’altra funzione positiva dell’identificazione con l’ingroup è l’aumento di risorse: garantisce infatti una percezione di comunione di risorse con gli altri membri che uniranno e coordineranno le loro abilità per superare gli ostacoli e raggiungere gli obbiettivi. In questo modo le credenze, i valori e le interpretazioni collettive possono convogliare in un vero e proprio stile di vita chiamato “collective self-realisation” (Reicher e Haslam, 2006).
I gruppi, specialmente quelli molto coesi e potenti, sono fondamentali per la nostra vita sociale. Questo è il motivo per il quale per le persone è così importante sentirsi membri di un ingroup che sia ben differenziato dall’outgroup (specie se minaccioso). Questo differenziarsi e prendere le distanze dall’outgroup per salvaguardare l’ingroup nel quale si è fortemente identificati è uno dei passi che portano alla deumanizzazione (Sidanius, 1999).
Il modello di deumanizzazione: differenze tra deumanizzazione e infraumanizzazione
Haslam e colleghi hanno recentemente proposto un modello di deumanizzazione nel quale divide l’umanizzazione in due parti (Haslam et al., 2005). La deumanizzazione animalistica fa riferimento alla carenza riscontrata nei membri dell’outgroup di caratteristiche che distinguono gli umani dalle altre specie animali. La deumanizzazione meccanica viene invece definita come la negazione delle caratteristiche umane più profonde come il calore, la capacità di emozionarsi e l’apertura mentale: i membri dell’outgroup sono accostati agli automi piuttosto che agli animali. Haslam (2006) intuisce che la deumanizzazione animalistica è paragonabile a quella che Leyens e colleghi (2000) hanno chiamato infraumanizzazione. Questa distinzione tra deumanizzazione e infraumanizzazione ricorda quella effettuata da Tajfel (1981) e Billig (2002) tra depersonalizzazione e deumanizzazione, secondo la quale la depersonalizzazione è classificabile come una forma più tenue di deumanizzazione (Demoulin et al., 2009).
Tenendo quindi ben presente la differenza tra deumanizzazione (negare l’umanità altrui) e l’infraumanizzazione (considerare gli altri meno umani di noi), possiamo affermare che le premesse che generano queste forme di discriminazione siano simili (Haslam, 2006).
Gli esperimenti a sostegno di quest’ultime teorie
A tal proposito è interessante soffermarsi sull’esperimento condotto sa Demoulin e colleghi (2009) nel quale hanno messo in relazione l’infraumanizzazione e l’identificazione con l’ingroup. Gli autori hanno diviso i soggetti partecipanti in gruppi: in un caso l’assegnazione al gruppo era puramente casuale, nell’altro era in base ad alcune differenze psicologicamente significative per i soggetti. I risultati mostrano che i soggetti facenti parte di gruppi non significativi tendevano a discriminare i membri dell’outgroup ma non ad infraumanizzarli, mentre i soggetti facenti parte di gruppi significativi tendono a infraumanizzare i membri dell’outgroup. Quindi la sola categorizzazione risulta sufficiente per ottenere un favoritismo nei confronti dell’ingroup, ma insufficiente per ottenere l’infraumanizzazione. Per ottenere l’infraumanizzazione c’è bisogno infatti di una significativa identificazione con l’ingroup.
Questo studio dimostra che più il gruppo viene percepito come essenziale, più le persone si identificano con l’ingroup, più tendono ad infraumanizzare (Demoulin et al., 2009).
Risultati simili sono stati ottenuti da Viki (2004) che dimostrò che solo chi mostrava alti livelli di identificazione con il proprio gruppo di appartenenza infraumanizzava i membri del gruppo esterno in un contesto di gruppi conflittuali (Tedeschi e Inglesi).
Conclusioni sull’identificazione con l’ingroup
Le persone tendono ad associare la condizione più favorevole (come ad esempio l’essere umani) all’ingroup per favorirne il primato (Leyens et al., 2003). Se le persone non si identificano con il loro gruppo non hanno bisogno di deumanizzare o infraumanizzare i membri dell’outgroup e non sentono il bisogno di percepire l’ingroup come superiore all’outgroup. L’identificazione con l’ingroup può essere quindi considerata come un fattore cruciale per la deumanizzazione. Più le persone si identificano con il loro ingroup più mostrano deumanizzazione verso l’outgroup (Rohoman et al., 2009).