La Timidezza: Manifestazioni Fisiche che Sono Spesso Indice di Disagi più Profondi
Diventi rosso come un peperone in situazioni che implicano relazioni sociali? Senti il cuore in preda alle palpitazioni? Balbetti e ti sudano le mani? Tranquillo, sei solo un dolce seguace di Mammolo dei Sette Nani! La timidezza appartiene a molte persone. Manifestazioni fisiche che in realtà sono spesso indice di disagi più profondi, riversanti in genere nel timore amplificato di dover affrontare relazioni sociali. L’effetto può essere ancora più marcato se si tratta di situazioni impreviste e/o in un ambiente percepito come poco rassicurante.
La persona timida è anche fun del gioco del silenzio. Infatti, evita di parlare spesso per non incorrere in una gaffe o perché pensa che i suoi argomenti non possano destare alcun interesse. Non tutti sanno che ha tre assi nella manica: l’inclinazione all’ascolto, la vigile osservazione e la forte empatia.
Purtroppo, la timidezza può diventare patologica. Infatti, se diventa invalidante (magari assumendo le caratteristiche di una fobia sociale), è importante affidarsi a un professionista per capire l’origine del disagio e volgere a un benessere psicofisico.
Tra le caratteristiche invalidanti: eccessivo disagio nel relazionarsi con gli altri, mettere in atto comportamenti di evitamento, attacchi di panico, ansia anticipatoria e così via. A esempio, l’ansia anticipatoria spesso si manifesta quando si ripropongono situazioni del passato. In base a queste situazioni passate, archiviate come disastrose a causa delle risposte di inadeguatezza e/o imbarazzo, spesso la persona timida si autoconvince che queste risposte saranno inevitabilmente le medesime anche nel presente. Dunque, il presagio di un altro disastro!
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Timidezza: Riflessioni nel contesto della società odierna
Se pensiamo che nella società odierna la timidezza è additata come un segno di debolezza e che la moda del più forte premia gli estroversi, allora viene anche distorta la visione dell’asse possibilità-tentare-sbagliare-ritentare-possibilità, fondamentale nella crescita di ogni individuo. Il concetto di sbagliare viene spesso ed erroneamente associato all’inadeguatezza o alla vergogna, generando di conseguenza emozioni negative.
In un clima simile, l’ansia di essere giudicati in modo severo dagli altri trova il suo habitat ideale. In questo habitat cresce anche la paura di fidarsi degli altri (non solo nelle persone timide) e diviene comprensibile l’esigenza di relazionarsi con gruppi di poche persone. Un’esigenza spesso esasperata da un’eccessiva autocritica, in cui si rivolgono giudizi rigidi a se stessi, tutte quelle volte in cui ci si sente attori incapaci. Attori incapaci di interpretare quegli atteggiamenti tipici delle persone considerate vincenti.
Inevitabilmente, subentra la solitudine o un controllo rigido delle proprie reazioni emotive, come via di fuga dalla paura di essere poco interessanti e lontani da quegli occhi che si pensa siano sempre lì pronti a giudicare.
Credo che con un sano confronto o aiuto, si possa capire che non è necessario sacrificare la vera essenza di se stessi pur di piacere agli altri.
Ho sempre cercato di approfondire la conoscenza della timidezza. Ho approdato a porti di un certo spessore introspettivo, sentendo addosso una seconda pelle e sperando di non urtarne mai la sensibilità. Dietro a quell’incertezza nell’eloquio, a quel rossore sul viso, si nasconde un mondo interiore in grassetto. Un alfabeto di emozioni imbottigliate nel traffico che il verde di un unico semaforo non riesce a smaltire. E nell’attesa di quello sguardo che sfugge al tuo per l’imbarazzo, c’è la dignità dell’insicurezza. Quella che accoglie ogni difetto e qualità umana, che si irrita di fronte alla cecità mentale, alle volte esprimendosi nell’aggressività e altre volte creando una dimensione di solitudine per rifugiarsi all’umana vergogna.
A cura di Lucrezia Lerose